ChiesaPoiché il nome di Biancade deriva da un “germanismo” (blank) e ha una desinenza tipica delle zone della Langobardia e considerato anche che il culto a San Giovanni Battista, che vi è titolare, venne diffuso soprattutto ai tempi della regina Teodolinda, la presenza di una chiesa di Biancade è da far risalire almeno al periodo longobardo (in particolare ai secc. VII-VIII).

In ogni caso, l’attestazione documentaria della cappella di Biancade, compresa nella Pieve di San Biagio di Callalta e soggetta alla giurisdizione dell’abbazia collaltina di Nervesa, risale alla bolla concessa il 22 marzo 1231 da papa Gregorio IX all’abate narvesiano Bonincontro (o Boningerio) di Nervesa; nel testo vi si legge l’enumerazione delle chiese di suo patronato, tra le quali quelle di Sant’Ulderico di Musestre, Tutti i Santi di Roncade, San Giacomo di Selva (ora di Roncade), San Giovanni di Biancade, Santa Maria di Castello di Biancade, Sant’Andrea di Riul.

La parrocchiale di Biancade venne ricostruita sulla riva del fiume Musestre nella forma attuale nel 1492; al 1493 risale invece il campanile.

Nel 1903 la chiesa venne ristrutturata e innalzata di quasi tre metri, decorata di una nuova facciata e di un soffitto interno affrescato.

Le opere d'arte.

L’opera più pregevole custodita nella parrocchiale di San Giovanni Battista è la pala dell’altare maggiore, che raffigura una Sacra Conversazione, eseguita verso il 1531 dall’insigne pittore Paris Bordon (1500 Treviso – 1571 Venezia), allievo del Tiziano. La pala centinata è eseguita su tela ed è sormontata da un Eterno Padre dello stesso autore, dipinto su tavola, incastrato nell’artistica alzata lignea dell’altare.P.Bordone1r

 

Sulla pala campeggiano le immagini della Madonna con il Bambino, San Giovannino Battista, San Pietro Ap., San Giuseppe, San Marco Ev. e San Liberale, questi ultimi due rispettivamente patroni della Serenissima Repubblica e di Treviso.  

Il dipinto su tela raffigurante La Fede, di dimensioni ottagonali (cm. 250 circa di diametro), incastonato sul soffitto del presbiterio, venne eseguito da Francesco Zugno, un artista della scuola del Tiepolo che realizzò numerose opere anche per la vicina chiesa roncadese.

Il quadro venne pagato nel 1752, come documenta una nota di spesa segnata in un registro dell’archivio parrocchiale.

All’interno della chiesa di possono ammirare anche altre opere del XVIII sec.

Innanzitutto una Sacra Conversazione, posta sull’altare dedicato a Sant’Antonio da Padova, eseguita nel 1732 da Bartolomeo Litterini, raffigurante al centro Sant’Osvaldo re e vari altri santi (Lucia, Apollonia, Agnese, Agata, altra martire non riconoscibile, Marta, Antonio abate, Francesco d’Assisi che riceve le stimmate e Francesco di Sales).

La pala con La Beata Vergine ed il Bambino con i Santi Simone e Giuda, posta sopra un altro altare laterale venne eseguita nel XVIII sec. da Michelangelo Morlaiter per l’oratorio di villa Calvi (ora Frasson) di Biancade, da dove è stata trasferita.

Nel soffitto della chiesa appare un affresco Il Battesimo Di Cristo inizio secolo XX.

I quattro altari minori

- Altare della Madonna, costruito nel 1696. La statua della Madonna con il Bambino assisa in trono venne eseguita dall’intagliatore Francesco De Mori di Treviso nel 1858.

- Altare di Sant’Antonio da Padova (nel corso del ‘700 era dedicato a Sant’Osvaldo re). Vi si osserva un artistico tabernacolo in marmo con portina in argento, raffigurante il Beato Enrico da Bolzano vestito di una lunga tunica, con il bastone nella destra e il cappello nella sinistra. La figura del Beato si staglia su uno sfondo con tre torri campanarie della città di Treviso in ogni lato ed ha espressione di melanconia, di umiltà, risultando nel contempo altamente maestosa. A fianco dell’altare è stata collocata la statua lignea del Beato Enrico da Bolzano, opera di Antonio Chiesa (metà sec. XVIII).

- Gli altri due altari minori della navata, addossati nella parete vicina al presbiterio, sono dedicati rispettivamente a San Giuseppe e a Sant’Anna. Le pale sopra i due altari sono state collocate in epoca recente, al posto di due tele del Settecento rubate nel 1980. Sul primo si osserva la tela del Morlaiter; sul secondo una tela centinata d’ignoto autore raffigurante il Beato Enrico da Bolzano in orazione (fine sec. XVIII).

 

L’organo meccanico, a una tastiera, è stato costruito da Angelo Agostini di Padova nel 1876, riutilizzando le canne metalliche del precedente strumento eseguito verso il 1758 da Nicolò Moscatelli. Collocato in cantoria lignea decorata, sopra l’ingresso principale della chiesa, è chiuso in una cassa armonica arricchita di bei fregi. E’ stato restaurato nell’anno 1989 dalla ditta Alfredo Piccinelli di Padova. Rientra nel novero degli strumenti storici più importanti della diocesi.

 

 

 

 

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