chiesaDel castello di Biancade rimangono ormai poche tracce e un toponimo – Castello, appunto –, riferito ad un'amena località in riva al Musestre. La presenza nei dintorni di rilievi (motte) e fossati che disegnano nel terreno forme geometriche testimonia l'esistenza in un lontanissimo passato di un castelliere protostorico (ca. 1200-800 a.C.). 
Qui doveva sorgere inoltre un insediamento del periodo romano, testimoniato dai numerosi reperti rinvenuti anche durante il recente restauro della chiesa. Nella località sorge una chiesetta del XVI secolo, ricostruita sulle fondazioni di una chiesa altomedievale precedente al 1231. 
La chiesa, con il campanile del 1560, è intitolata a Santa Maria di Castello, anche se la tradizione popolare la vuole dedicata a San Valentino. All'interno sono conservati un altare ligneo del Seicento e affreschi in parte ancora ricoperti da intonaco. 
 
La leggenda
Attila e la chiesa di Castello di Biancade.
Al suo passaggio, rabbonito e ammaliato dal dolce suono della campane di Santa Maria di Castello, il capo degli Unni la risparmiò dalla distruzione. 
Si suole dire dagli abitanti del posto: “È la chiesa più vecchia della zona; più vecchia di quella di Biancade. Una volta la parrocchia era qui”. Sono affermazioni imprecise e infondate, certo, ma contenenti elementi di antichità e di storia trevigiana.
 
La tradizione
Questa era la chiesa del beato Enrico da Bolzano (+1315).
La tradizione vuole che la moglie, morta prima che il povero boscaiolo si ritirasse a mendicare per i poveri di Treviso, sia sepolta vicino all’ingresso della chiesa.
Anche il figlio Lorenzo venne probabilmente sepolto con onore presso questa chiesa.
 
Il primo documento
1231. Bolla di papa Gregorio IX all’abate di Nervesa: Sancta Maria de Castello de Blanchadis risulta dedicata alla Beata Vergine Maria.
 
p1Durante il restauro complessivo dell'edificio, nel mese di giugno 1998 gli scavi interni ed esterni hanno riportato alla luce interessanti reperti archeologici.
L'indagine ha messo in evidenza le fondazioni di una precedente chiesa, nelle quali si distinguono due fasi, con la più antica databile intorno al Mille.
 
 

  

 

 

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Una prima traccia di chiesa, del periodo altomedievale, viene schematizzata in questo rilievo, con pianta più piccola, ma stesso orientamento dell'attuale, sfalsata verso il fiume e con abside semicircolare. 

A questa fase appartiene un sepolcro rinvenuto con le indagini archeologiche, il quale tuttavia non permette una più puntuale datazione.

 
 
 
 
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In questo secondo schema viene rappresentata un'evoluzione del precedente rilievo con l’allungamento e l'alleggerimento dell'impianto absidale. Questa fase è collocabile tra 1200 e 1300. 
A questo periodo sono da riferire anche due tombe, di cui una apparentemente integra, riemerse sul lato sud ovest.
 

  

 
scavi1L'ipotesi più accreditata è che la forma attuale della chiesa sia quella del 1560, rimasta quasi inalterata. A quell'anno risale anche la costruzione del campanile. 
Alcuni anni prima, nel 1550 erano stati eseguiti dei lavori all'interno dell'edificio sacro, testimoniati dall'iscrizione riportata su una mensola delle panche perimetrali.
 
 
 
 
 
 
 
Il ritrovamento di numerosi mattoni con la caratteristica testa arrotondata e la forma circolare delle murature sopra la cella campanaria fanno supporre che il campanile in origine avesse la sommità a cuspide.
 
 
Nei secoli passati per questa chiesa furono eseguiti vari interventi, riguardanti la copertura del presbiterio, che in passato presentava una volta a crociera e tetto a due falde incrociate; queste forme sono leggibili nelle evidenti tracce ancora presenti nelle murature del sottotetto e del campanile.
Fin dalle origini la chiesa è dedicata alla Beata Vergine Maria, ma già agli inizi dell’800 si teneva una festa patronale dedicata a San Valentino, prete e martire (14 febbraio); ancora oggi si festeggia questa ricorrenza e la chiesa è meglio conosciuta con il nome di questo santo.
 
 
 
 
 
 
Con i recenti restauri sono stati rinvenuti alcuni importanti affreschi, in stile compatibile con le opere dei pittori trevigiani Beccaruzzi e Fiumicelli (1530-1540). Questi affreschi e un pregevole altare ligneo del ’500-’600, necessitano di un accurato intervento di restauro.
 
 
(testi di Ivano Sartor e Silvano Cervellin)
 

 

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